Buongiorno carissimi amici e lettori di InsiDevCode, eccoci qui a parlare dell’evento GDG Cloud Torino 4 IWD. Un nuovo evento formativo realizzato dal Google Cloud Developer Community di Torino. La stessa comunità che in passato ha organizzato altri eventi di cui vi abbiamo parlato, come per esempio “Servizi Innovativi della Google Cloud Platform“ e la “Firebase Night”.
Oggi per parlarvi dell’evento GDG Cloud Torino 4 IWD, che si terrà il 14 Marzo 2020, dalle 9:15 presso l’Impact Hub Torino in Piazza Teresa Noce, 17D, abbiamo scelto di intervistare una delle relatrici della giornata.
La nostra prima intervistata, nonché relatrice dell’evento si Michela Bertaina, è ci risponderà ad alcune delle domande riguardanti il suo intervento e ovviamente ci dirà perché è importante partecipare a questo evento.
Bene dopo questa mega introduzione, direi che è giunto il momento di lasciare la parola a Michela e alle sue risposte.
Ciao Michela, prima di cederti la parola per raccontarci qualcosa sul tuo speech al GDG Cloud Torino 4 IWD, vorremo chiederti un piccola presentazione, così che i nostri lettori sappiano qualcosa su di te:
Sono CEO di @Servizi delle Stelle, GDG Bari lead, WTM Ambassador, GDG Trento organizer, ngRome organizer, Italian Community Managers Summit organizer, GrUSP organizer.
Diplomata in lingue, ho deciso che volevo fare qualcosa per cambiare, nel mio piccolo, il mondo. Nel 2014 divento assessore al turismo del mio paese, nel 2016 fondo “I Servizi delle Stelle” e collaboro con piccole eccellenze nel mondo del biologico e biodinamico per fare crescere il loro business. Management, Marketing e Sales sono i tre ingredienti principali che, mischiati alla creatività permettono a ogni azienda di emergere nel mercato. Mi occupo di marketing, organizzazione eventi e formazione. Nel 2017 entro a far parte del GDG Torino come organizer nel team comunicazione, nel 2018, entrando a pieno nel mondo delle community inizio il mio percorso all’interno del GDG Bari e di Women Techmakers, nel 2019 del GDG Trento. Collaboro da tre anni con il team dei Collisioni festival a Barolo e dal 2019 sono entrata a far parte del core team di Italian Community Managers Summit e di ngRome. #community #diveristy e #inclusion e sono diventati i punti cardine su cui sviluppo tutti i miei progetti.
Con il termine “unconscious bias” si identificano i pregiudizi inconsci, ovvero tutti quei meccanismi che avvengono nella nostra mente e portano a giudicare prima di conoscere. Lo facciamo in maniera inconscia basandoci sulla nostra esperienza di vita, le regole sociali o preconcetti tramandati durante l’educazione.
Quando ci si limita a giudicare in modo superficiale senza conoscere veramente il rischio molto frequente è quello di trarre conclusioni errate.
Un ambiente di lavoro eterogeneo e inclusivo permette di sviluppare prodotti completi e nel minor tempo. Per poter creare un ambiente di questo genere è necessario rendersi conto di come ci comportiamo nei confronti dei nostri colleghi.
Non stiamo parlando di grandi gesti o comportamenti, bensì di quelle piccole sfumature nella comunicazione o nell’atteggiamento nei confronti delle persone appartenenti a gruppi “sotto rappresentati”. Con il termine “gruppo sotto rappresentato” intendo qualsiasi tipo di minoranza. Faccio degli esempi: in un’azienda con il 90% di dipendenti uomini e il 10% di dipendenti donne, quest’ultime sono considerate minoranza. Oppure in un team composto da 10 europei e solo 2 afro-americani, consideriamo questi ultimi come gruppo sotto rappresentato. Essendo inconsci, molti atteggiamenti sono considerati “normali” per chi li attua, ma non lo sono chiaramente per chi li riceve. Ecco perché è necessario riuscire a riconoscerli.
Assolutamente si. I responsabili risorse umane dovrebbero essere i più sensibilizzati sull’argomento ma molti studi dimostrano che i bias possono compromettere anche l’esito di un colloquio lavorativo su cui bisognerebbe essere giudicati solo per le proprie competenze e non per il genere, l’età o la provenienza.
Cito qui lo studio “Are Emily and Greg More Employable Than Lakisha and Jamal?” In questo studio sono stati inviati due gruppi di curriculum per gli stessi lavori di vendita e marketing di livello base: uno aveva un nome dal suono afro-americano e l’altro aveva un nome dal suono europeo-americano. Ci sono voluti il 50% in più di curriculum per i candidati afroamericani per ottenere un colloquio. 50% in più. Immaginate l’impatto che questo ha nel tempo sulle possibilità di carriera di qualcuno.
Il requisito fondamentale è accettare che ogni singolo essere umano è biased, chiunque, nessuna eccezione. È una condizione naturale dell’essere umano caratterizzato dalla necessità di sopravvivere. Chiaramente era una condizione giustificata migliaia di anni fa, ma ora dobbiamo imparare a essere più oggettivi e basarci su dati concreti.
Assolutamente si. Non è semplice gestire un team molto eterogeneo, ma se si lavora sul senso di appartenenza, sull’inclusione e il rispetto dell’altro si possono solo trarre vantaggi. I team eterogenei, come detto in precedenza, sviluppano i prodotti più in fretta ma soprattutto sviluppano prodotti più completi perché ognuno, con un punto di vista differente permette di dare valore aggiunto. inoltre i team eterogenei hanno un’attitudine al problem solving maggiore rispetto a quelli omogenei.
Il bias cognitivo è un pattern sistematico di deviazione dalla norma o dalla razionalità nel giudizio. In psicologia indica una tendenza a creare la propria realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppata sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio.
Nell’ambito STEM ci sono ancora molti bias per quanto riguarda la figura della donna, di base, non considerata all’altezza o “portata” per questo settore. Ma senza doverci concentrare sulle donne, pensiamo ad un esempio banalissimo, quando conosciamo una persona del nord rispetto ad uno del sud, molto spesso partiamo col presupposto che le persone del sud siano calorose, simpatiche amichevoli, mentre quelli del nord tutto l’opposto. E’ vero che la cultura e l’esperienza sotto certi aspetti ci porta a generalizzare, ma questo atteggiamento è sbagliato in quanto non ci permette di conoscere una persona per quello che è realmente e condiziona anche l’altra persona a comportarsi secondo standard sociali o culturali. Tutto quello che dirà o farà sarà filtrato dal nostro pregiudizio (che come spesso accade è assolutamente inconscio) e quindi non ci darà mai l’opportunità di andare oltre quel muro e di conoscere davvero chi ci sta di fronte in quanto il risultato che ne verrà fuorì sarà sempre contaminato da quello che noi crediamo di sapere.
Perché credo che IWD sia un’esperienza che chiunque dovrebbe portarsi a casa. Sensibilizzare sul tema della diversità e inclusione non è affatto semplice ma quello che posso garantire è che una volta compresi certi meccanismi e messi in pratica certi consigli, ne può trarre beneficio non solo la vita lavorativa ma anche quella privata. Il workshop che terrà Giovanna #IamRemarkable è davvero travolgente e ci permetterà di vederci sotto un aspetto differente. Rihanna inoltre porterà la sua esperienza di come è entrata all’interno del mondo tech e sarà di vera ispirazione per tutti.
Il sottoscritto e tutto il team di InsiDevCode, ma anche gli organizzatori di GDG Cloud Torino 4 IWD, ringrazia Michela Bertaina per il tempo dedicato e le risposte che ci ha offerto.
A noi non ci resta altro da fare che invitarvi a Torino il 14 Marzo 2020 presso l’Impact Hub Torino in Piazza Teresa Noce, 17D, per conoscere Michela e sentire tutto quello che ha da raccontarci sul suo argomento Managing unconscious BIAS. Se non avete ancora acquistato il biglietto, affrettatevi a farlo direttamente da qui, anche perché l’evento è gratuito.
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Blogger e Sviluppatore, appassionato sin da piccolo dell’informatica e di tutta la tecnologia.